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Stadi vuoti, sportivi in panchina e separati dai compagni: il 2020 sarà ricordato come l’anno in cui lo sport di squadra è stato fermato da un virus. Speriamo sia un evento straordinario, da ricordare, da raccontare, magari ricordando che in questi mesi c’è stato solo un modo per fare sport di squadra insieme, vicini ed esultanti: i videogiochi come Fifa 19 ed equivalenti.
Un videogioco come FIFA non vive solo in campo, ma è fatto anche di scelte manageriali ed economiche, di acquisti e strategia di gioco. Una simulazione sempre più realistica: se guardi distrattamente una partita di FIFA su uno schermo la scambi per una partita vera. Con eventi, premi e incontri di persona, annullati per il Covid-19, ma comunque parte integrante dell’esperienza di gioco e della community di allenatori/giocatori/spettatori.
È questa la grande lezione che i videogiochi hanno insegnato al marketing e al retail: usiamo volutamente il passato prossimo, perché per una volta non parliamo di qualcosa che i brand potrebbero o dovrebbero fare, ma di qualcosa che stanno facendo.
Il gusto della moda per i giochi vintage
Prendiamo per esempio per esempio la deliziosa rivisitazione che Karl Lagerfeld ha fatto del Pac-Man, che rivive ispirato a Choupette, l’amatissima gatta dello stilista. La dinamica di gioco è semplice: evita i cani, raccogli Karl Koins, gioca per vincere i premi settimanali, il tutto esplorando Maison Karl Lagerfeld, cioè il vero negozio, per qualche mese accessibile solo così.
Il mondo della moda non è nuovo alla nostalgia per i videogiochi arcade: lo aveva già fatto Alessandro De Michele con Gucci Arcade e Gucci Bee e Burberry con B Bounce. B Bounce era giocabile anche su maxi schermo nel flagship store di Regent Street, ulteriore dimostrazione dello stretto legame tra brand, negozio e gioco: d’altra parte la moda è anche un gioco, un’arte, un’esperienza interessante in sé, al di là del suo valore d’uso.
A volte il cliente, invitato a giocare, è coinvolto anche nella parte creativa e manageriale del suo brand preferito, un po’ come dentro Fifa 19: Converse, affermando che “Creativity can’t be quarantined. Together or apart, we are All Stars” ha lanciato Create at home, invitando tutti a disegnare e progettare la loro scarpa ideale. I gamer (miliardi di persone) si meritano anche più attenzione al di fuori dell’ambiente di gioco, attenzione che arriva dalla partnership tra Hermann Miller (che con Aeron ha cambiato le sedute da ufficio) e Logitech, per progettare la sedia perfetta per giocare a lungo. Partnership rimandata causa epidemia, speriamo solo per poco.
I giochi possono servire anche a sperimentare, vestendo il tuo avatar prima di scegliere come vestirti: è il progetto di LuisaViaRoma, che sta lavorando con Mod4 a una game-app pensata per sfidarsi a colpi di outfit. Oppure l'APP deSwag: uno dei primi fashion game in Italia in cui i giocatori competono tra loro per aggiudicarsi capi e accessori con la possibilità di acquistare on line tutti i look indossati virtualmente.
Un mondo seduto?
Per chi è preoccupato dell’eccessiva sedentarietà di chi gioca, torniamo allo sport: in tutto il mondo durante l’epidemia le persone hanno continuato a fare sport allenandosi in casa, fermi sul posto, da soli o insieme, usando Zoom per permettere agli allenatori di controllare la postura, le posizioni, i tempi. Anche nella normalità un coach non accompagna sempre un atleta sul terreno, ma lo segue guardando i dati grazie a Garmin o equivalenti. A volte lo vede meglio attraverso la lente dei dati che accompagnandolo di persona, esattamente come dovremmo fare quando pensiamo che troppo Internet o troppi videogiochi ci fanno stare troppo sul divano. Sembra decisamente il contrario. Nike ha subito lavorato per aiutare gli atleti a Play Inside
Atleti come LeBron James, Ramla Ali, Sara Hughes si sono allenati in casa, tra il salotto e il corridoio, ma non da soli, né umanamente né professionalmente. Nike l’ha capito al volo, approfittandone per alzare ancora il livello della sua comunicazione, già straordinaria.
Il videogioco sviluppa una maggiore sensibilità alla qualità dell’esperienza, sensibilità che diventa un’esigenza da soddisfare, se vogliamo restare sul mercato. Fare shopping dev’essere un’esperienza giocosa, se non lo è sempre più persone preferiranno l’e-commerce ai nostri negozi.
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